Il decreto al singolare può indicare il suo progetto o disegno di amore per l’umanità (cfr. Rom 8,28). La teologia cristiana interpreta i decreti di Dio come il suo progetto di rivelazione: con la divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare sé stesso e i decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, «per renderli cioè partecipi di quei beni divini, che trascendono la comprensione della mente umana» (Dei Verbum, 6).
Nella Bibbia, in particolari contesti socio/politici, il decreto è un documento ufficiale di un re o di un governatore. Esempi tipici sono: Est 3,15; 9,14; Dn 6,10-11; At 17,7; Lc 2,1. Grazie al decreto del re Ciro, il popolo in esilio a Babilonia ritorna nella sua patria e costruisce il nuovo Tempio (2 Cr 36,23; Esd 1,1; 5,17; 6,12-14; 7,11). Vi è pure il decreto legislativo che emettono i magistrati sapienti (Prv 8,15) e quello che può contenere disposizioni inique (Is 10,1).

I decreti di Dio al plurale sono uno dei volti della Legge (Torah in ebraico) che è il dono supremo elargito da Dio al popolo, dopo l’uscita dall’Egitto, per vivere l’Alleanza, avvenuta sul monte Sinai, nella quotidianità. La liberazione dall’Egitto precede, dunque, la Legge con i suoi precetti e decreti. Per questo il popolo, che il Signore ha scelto, ama e osserva la Legge con i comandi e i decreti in essa contenuti. Li considera fonte di vita (Dt 30,10; 33,10,21; 2 Sam 22,23); li spiega e trasmette (Es 18, 16.20). Significativa è la lode alla Torah del Salmo 119 (118). Comprende 22 strofe e 176 versetti. E in ogni versetto vi si trova un sinonimo della Torah. Ogni strofa inizia con una lettera dell’alfabeto ebraico perché la lode alla Torah deve abbracciare tutta la vita in quanto è parola di Dio, insegnamento, via, istruzione, sapienza, luce, giudizio, comandamento e, appunto, decreto. L’orante prega: «Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti» (Sal 119,5) e: «I tuoi decreti sono il mio canto nella dimora del mio esilio» (Sal 119,54). I decreti di Dio sono la sua divina Sapienza ed essa è «il libro dei decreti di Dio e la legge che sussiste in eterno… Beati siamo noi, o Israele, perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto (cfr. Bar 4,1-4). L’apostolo Paolo, presentando la salvezza realizzata da Gesù, scrive: «Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in sé stesso l'inimicizia» (Ef 2,15-16). L’apostolo sottolinea che le esigenze dell’antica Legge sono riassunte in Gesù che diviene la loro Legge: «Ora, il termine (o scopo) della Legge è Cristo (cfr. Rm 10,4). Per tutti coloro che credono in Lui e vivono in lui e si comportano come Lui, la Legge di Dio è sintetizzata nel comandamento dell’amore verso Dio e il prossimo (Mt 22,37-40).