La mentalità antica considera il sogno mezzo di rivelazione. Anche la Bibbia testimonia questa credenza. Dio che ama comunicare la sua parola attraverso i profeti (Dt 18,18), soprattutto nell'Antico Testamento, non disdegna di manifestarsi nei sogni che sono forme 'semplici' di rivelazione.
Dio salva Sara rivelandosi in sogno ad Abimelech, a cui Abramo l'aveva ceduta (Gen 20,3.6). Giacobbe grazie ai sogni scopre la presenza di Dio nella propria vita e la sua speciale protezione (Gen 28,12; 31,10-11). Nella vicenda di Giuseppe, 'il sognatore per eccellenza' (Gen 37,19), il termine sogno ricorre più di venti volte (cfr. Gn capp. 37-45). Il sogno giovanile che gli mostra simbolicamente il suo futuro, suscita la vendetta dei fratelli e gli causa l'esilio in Egitto (Gen 37,36). La sua capacità di interpretare i sogni dei compagni di prigionia (Gen 40,12ss) e poi del Faraone (Gen 41,25) lo fa diventare viceré dell'Egitto. Così salva la sua famiglia dalla fame e riconcilia i fratelli intorno al padre.
Un altro giovane sognatore e interprete di sogni è il profeta Daniele. Tramite essi trova salvezza e interpreta l'azione di Dio nella sua storia (cfr. Dn capp. 2, 24; 4,16; 7,1). Gedeone nel sogno scopre l'indicazione chiara di Dio per sconfiggere i nemici (Gdc 7,13 -15). Il re Salomone nel sogno chiede a Dio «un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male» (I Re 3,9). Il libro di Ester si apre con il sogno premonitore di Mardocheo e si chiude, a fatti avvenuti, con la decifrazione di questo sogno (cfr. Est capp. 1.10). Giuda Maccabeo incoraggia i suoi uomini a combattere raccontando loro un sogno che presagisce la vittoria (2 Mac 15,11).
Il sogno richiede discernimento e l'Antico Testamento sviluppa una critica serrata verso i falsi profeti che tramite esso allontanano il popolo da Dio (Dt 13,1-5; Ger 23,25. 28; 29,8). I sogni dei falsi profeti sono come la paglia mentre la parola di Dio pronunciata dal vero profeta è frumento (cfr. Ger 23,28). «Gli indovini vedono il falso, raccontano sogni fallaci, danno vane consolazioni» (cfr. Zac 10,2). Anche per i libri Sapienziali i sogni sono cose vane e non dovrebbero occupare la mente (Qo 5,2.6; cfr. Sir 34,1-7).
Nel Nuovo Testamento la presenza del sogno come forma di manifestazione di Dio è ancora presente ma molto ridotta. Il sogno come mezzo di rivelazione ricorre nei primi capitoli del vangelo di Matteo e alla fine. Dio si rivela a Giuseppe riguardo al concepimento di Gesù, nella fuga in Egitto, nel ritorno dall' Egitto e nella scelta di abitare a Nazareth, in Galilea (Mt 1,20.24; 2, 12.19.22). Il sogno avverte i Magi di non passare da Erode (Mt 2,12). La moglie di Pilato nel sogno comprende che Gesù è il giusto e non un malfattore e intercede per la sua salvezza (Mt 27,19).
A cura di Benito Marconcini. Il libro di Daniele, nei vari racconti differenti per linguaggio e attendibilità storica, evidenzia i motivi di speranza di una comunità rappresentata da Daniele e dai suoi amici, durante la persecuzione religiosa al tempo di Antioco IV Epifane (175-163 a.C.). Delinea il volto del credente aperto alla collaborazione con il potere politico e irremovibile nell'esigere la libertà di coltivare le proprie tradizioni e di vivere il rapporto con Dio, creduto attivamente presente nel guidare la storia, nel giudicare le azioni umane e nel donare una vita oltre la morte.
Il presente commentario di Matteo, a cura di Franco De Carlo, si focalizza principalmente su due punti: a) il rispetto assoluto e prioritario del testo, nella sua specifica caratterizzazione, con una traduzione il più fedele possibile all'originale greco; b) l'articolazione e la dinamica narrativa del vangelo.