Il vaso di creta

Simboli biblici

I vasi o giare, nella Bibbia, sono strumenti necessari per contenere i liquidi (acqua, olio, vino, profumo, latte…), per conservarli, per donarli (cfr. 1 Re 17,12; Gv 19,28-30) o per contenere materiali preziosi, compresi documenti importanti (cfr. Ger 32,14). Potevano essere di argilla, creta, legno, metallo, pietra e alabastro.

Importante, dal punto di vista simbolico, il vaso d’alabastro pieno di profumo prezioso che la donna anonima spezzò per ungere Gesù, indicando con quel gesto che, nel mistero pasquale che stava per compiere, il Maestro dava la sua vita senza risparmio (cfr. Mc 14,3-4).
L’esistenza del vaso, che non si fabbrica da sé stesso, rimanda a colui che lo ha ideato e gli ha impresso quella determinata forma. Analogamente l’esistenza umana testimonia l’impronta che Dio ha posto nella creatura che ha chiamato alla vita.
Nell’uso biblico, oltre i vasi di uso comune, vi erano quelli “sacri”, che servivano per il servizio liturgico (2Cr 24,14). Nel vaso di terracotta si immolava un uccello con acqua viva per la purificazione del lebbroso (cfr. Lv 14, 5), ma esso normalmente si adoperava nell’ambito domestico. Essendo di uso comune, il vaso di creta, benché necessario, non attirava l’ammirazione dei vasi pregiati. Proprio per questo è simbolo della vita umana fragile come un filo di erba (Sal 103,15-16; Is 40,6) ma preziosa agli occhi di Dio (cfr. Is.43,4). Il vaso di creta per la sua fragilità proverbiale può ridursi in cocci e perdere la sua utilità. Per questo richiede attenzione, vigilanza prudenza.
Il sapiente della Bibbia esorta a essere attenti e saggi perché: «L'intimo dello stolto è come un vaso frantumato, non può contenere alcuna scienza» (Sir 21,14). Dinanzi a Dio non conta il materiale di cui il vaso è costituito ma la sua idoneità al servizio per cui è stato progettato: «In una casa grande non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche vasi di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli. Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona» (2Tm 2,20-21). Gesù risorto definì Saulo, divenuto cristiano, un «vaso di elezione», cioè una persona scelta per porre nel suo cuore la missione di annunciare il suo Nome davanti ai popoli, ai re, ai figli di Israele (cfr. At 9,15). L’apostolo, dinanzi alle difficoltà missionarie, sperimenta realmente di essere un vaso di argilla, capace di ridursi in mille pezzi, ma sa di essere colmo del tesoro della vocazione apostolica che lo rende forte. «Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7-11). L’apostolo supera le prove perché pone la sua fiducia nel tesoro prezioso (la chiamata) che Dio ha posto nel suo cuore. Questa realtà vale per ogni cristiano chiamato a ricordare che Dio, per fare cose grandi, non cerca persone perfette ma si affida a persone comuni, di poca fede, fragili come vasi di terracotta, perché traspaia che l’efficacia delle loro azioni buone proviene da Lui.

Da sapere

L’uso antico dei vasi e anfore di terracotta per conservare documenti preziosi è testimoniato da una importante scoperta avvenuta nel 1948 a Qumran, nei pressi del mar Morto. In questa zona desertica, dentro alcune grotte, sono state ritrovate, per caso, delle giare di argilla, contenenti rotoli di pergamena, con diversi manoscritti e quasi duecento libri della Bibbia ebraica. Gli studiosi hanno potuto stabilire che questi manoscritti biblici, che sono anteriori più di mille anni rispetto ai testi antichi posseduti fino ad allora, corrispondono a quelli conosciuti nel secolo scorso. Una scoperta che ha confermato l’attenzione e fedeltà nella trasmissione dei testi biblici.

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