L’albero

Simboli biblici

L’albero nella Bibbia è un importante simbolo primordiale di vita. La sua presenza nei racconti della creazione ne testimonia la necessità per la vita umana (cfr. Gen 1,11-12; 2,8-9). Dove ci sono alberi vi è, necessariamente, l’acqua, senza la quale la vita è impossibile. Dove mancano l’acqua e gli alberi compare il deserto.

Il profeta Isaia descrive il ritorno del popolo dall’esilio babilonese evocando una nuova creazione dove il deserto sarà trasformato in luogo fertile pieno di acqua e di alberi. Essi con i loro frutti nutriranno il popolo e con la loro ombra renderanno possibile il cammino (Is 41,18- 20; cfr. Is 35,7). L’albero, le cui radici sono piantare in terra irrigata, s’innalza verso l’alto, producendo rami, foglie e frutti, è simbolo di vita e movimento. Come è, pure, simbolo di rinascita: d’inverno perde le foglie ma le rimette ad ogni primavera (Mi 24,32), perché le sue radici sono vive. Anche se tagliato può rinascere dal ceppo: «Per l'albero c'è speranza: se viene tagliato, ancora si rinnova, e i suoi germogli non cessano di crescere; se sotto terra invecchia la sua radice e al suolo muore il suo tronco, al sentire l'acqua rifiorisce e mette rami come giovane pianta» (Gb 14,7-12).

Il profeta Isaia annuncia il Messia usando proprio l’immagine del tronco che fiorisce: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1). La dinastia di Davide, al tempo di Isaia, era sul punto di scomparire ma il ceppo non era morto. Un ramoscello spuntò, davvero, dalle sue radici e diede nascita a un vero albero, immagine del Messia che doveva venire. 

L’albero, piantato in una terra irrorata, è simbolo del credente che, radicato in Dio, porta frutti abbondanti e non appassisce mai (Sal 1,3; Ger 17,7). Il Salmo 92 paragona il giusto al cedro del Libano o alla palma, che crescono nei cortili del Tempio, vicino alla dimora divina. Il giusto prende il suo vigore da questa sorgente di vita che è la presenza divina nel Tempio. Radicati in essa, anche nella vecchiaia, i giusti daranno ancora frutti e saranno verdi e rigogliosi (cfr. Sal 92,13-15).
Il profeta Osea paragona Dio a un cipresso verde che protegge il popolo: «Io l'esaudisco e veglio su di lui; io sono come un cipresso sempre verde, il tuo frutto è opera mia» (14,9).

L‘albero, usato come patibolo, era segno di maledizione (Gen 40,19; Gs 8,29; 10,26; Est 2,23; 5, 14; Dt 21, 22). L’apostolo Paolo, afferma che Gesù, lasciandosi inchiodare sulla croce, prese su di sé la maledizione che spettava a noi per liberarci da essa (Gal 3,13). Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce (1 Piet 2,24). L‘albero della croce è così divenuto il legno che salva: «Benedetto è il legno per mezzo del quale si compie la giustizia» (cfr. Sap 14, 7) e riconduce nell’albero di vita che è nel paradiso della nuova creazione (Ap 2,7; 22,14). 

Da sapere

Nel secondo racconto della creazione (cfr. Gn 2,9) in mezzo al giardino dove Dio aveva posto l’essere umano vi è «l’albero della vita». Quest’ immagine, tipica delle culture dell’antico vicino Oriente con cui il popolo ebraico era a contatto, è simbolo d’immortalità. I libri biblici, soprattutto quelli sapienziali, citano «l’albero della vita» proponendolo come simbolo di vita retta: «Il frutto del giusto è un albero di vita» (Prv 11,30); «Un desiderio soddisfatto è un albero di vita» (Prv 13,12); «Una parola buona è un albero di vita» (Prv 15, 4).

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