Affaticati

III domenica di Quaresima - Anno A - 2023

L’impegnativo viaggio per ridare freschezza alla fede.

Per pregare abbiamo bisogno di rivolgerci a immagini che aiutino i nostri pensieri a non vagare chissà dove. È per questo che non si contano le immagini sacre, specialmente di Gesù: il buon pastore, il crocifisso, il risorto, la sindone, le immaginette devozionali con Gesù in preghiera, i volti di personaggi che lo hanno interpretato nei film (vedi Robert Powell, il “Gesù” di Zeffirelli)... Non ho trovato, però, nessuna rappresentazione di Gesù «affaticato per il viaggio», seduto presso il pozzo di Giacobbe. I dipinti dell’incontro con la samaritana non mancano, ma pongono sempre al centro dell’attenzione Gesù che dialoga con la donna, non sul suo essere un viandante affaticato per il viaggio e per il caldo. Come mai? Perché scenicamente poco stimolante? Perché un Gesù stanco come noi non ci ispira e non ci incoraggia?

Questa terza domenica di Quaresima, che ci ripropone il racconto di Gesù e della samaritana, fondamentale un tempo per i catecumeni che si preparavano a ricevere il Battesimo, e molto importante oggi per noi, chiamati a rinverdirlo, ci offre l’opportunità di cercare una risposta.

Il muretto

Sembra di vederlo Gesù che arriva al pozzo affannato, e si siede sul muretto dove le donne aspettano il turno per attingere l’acqua. È un’immagine umanissima e potente. È il Figlio di Dio che sperimenta una situazione di stanchezza che conosciamo bene, perché “nostra”, affaticati per ciò che ci mette davanti il viaggio quotidiano: noi stessi, le persone, il lavoro, la società, le vicende del mondo… Quando ci troviamo così non c’è niente di più salutare del sedersi accanto a Lui per condividere la stanchezza, dialogando, domandando, chiedendo, non recitando formule, ma pregando con la testa e il cuore che rimangono lì.

Il pozzo

Arrivato al pozzo, Gesù, che apprezzava l’acqua tanto da assicurare la ricompensa a chi ne avesse dato un bicchiere di “fresca” a un suo discepolo (Mt 10,42), lo vede come una risorsa provvidenziale per ristorarsi. Ma la donna con le sue risposte provocatorie - «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» - e irridenti - «Non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe?» - gli offre l’occasione di vedere nel pozzo il segno di un’acqua viva che toglie per sempre la sete, e che risponde agli interrogativi che “i pozzi”, cioè le persone, le cose, le faccende quotidiane, pongono, quando, non fermandoci alla loro apparenza, sappiamo ascoltare in essi Gesù che parla con noi. Allora iI pozzo di Giacobbe, non starà più «in una città della Samarìa chiamata Sicar», ma davanti a noi (come «il frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino», come le tentazioni dei quaranta giorni nel deserto) per offrire acqua viva per la vita eterna.

L'anfora

Nei dipinti dell’incontro di Gesù con la samaritana, la donna arriva portando sempre l’anfora in evidenza. Non potrebbe essere diversamente. Nella riflessione, però, e nella preghiera l’anfora da mettere in primo piano è quella accanto al pozzo, lasciata lì dalla donna per correre in città a raccontare l’incontro con un uomo che potrebbe essere il Cristo. Abituata ad andare ad attingere in un’ora insolita, a mezzogiorno, per evitare gli inevitabili, maliziosi e fastidiosi commenti sulla sua vita movimentata, adesso lasciata l’anfora, corre a cercare la gente per invitarla a vedere colui che le ha detto tutto quello che ha fatto, con tanta convinzione che: «uscirono dalla città e andavano da lui». Se non avesse abbandonato la sua anfora, sarebbe rimasta la stessa di prima, e avrebbe continuato come sempre ad attingere faticosamente dal pozzo, cercando di evitare le cattiverie della gente.

La nostra anfora dov'è?

Siamo ormai a metà Quaresima. La nostra anfora ce la stiamo portando appresso, oppure l’abbiamo lasciata o almeno stiamo provando a lasciarla accanto al pozzo per ridare freschezza alla fede, fervore alla carità, forza alla speranza? Se siamo stanchi – ricordiamolo! - Gesù ci aspetta sul muretto per condividere la nostra stanchezza.


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