Il sale nell'antichità, come ancora oggi, era apprezzato perché dava gusto al cibo, conservava gli alimenti dalla decomposizione e, applicato alle ferite, le disinfettava.
Il digiuno nella Bibbia è in rapporto al nutrimento al quale chi digiuna rinuncia volontariamente. Questa scelta evidenzia che il nutrirsi è necessità vitale e ricorda che la persona non è la fonte della vita.
Il mandorlo, i suoi fiori e il suo frutto, nell'AT sono simbolo di speranza, vigilanza, fedeltà, vita nuova e i fiori, per la loro breve durata, anche simbolo di bellezza e caducità.
L'oro è simbolo di ricchezza, bellezza e regalità. A differenza del ferro, l'oro, che non si ossida, è pure simbolo d'incorruttibilità ed eternità che rimanda a Dio.
Il termine "incenso" nella Bibbia ricorre circa 120 volte. Nel NT è meno frequente e si trova in contesti di preghiera e culto (Mt 2,11; Lc 1,9.10;11; Ap 8,3.5 18,13). Il simbolismo dell'incenso, anche in ambito pagano, è collegato al rapporto alla divinità e ai riti sacri.
La mirra è una resina profumata che seccandosi s'indurisce come l'incenso. Si ricava da un arbusto che cresce in luoghi deserti, soprattutto in Africa. Il termine originario significa 'essere amaro'.
Nella Bibbia il vino è simbolo di vita, gioia, festa, amore, ma bevuto in eccesso è nocivo. Il termine vino nell'AT è indicato anche con: effervescenza, uva pressata, uva fermentata, sangue di uva.
L'albero di cedro, presente soltanto nell'Antico Testamento, ricorre 52 volte al singolare: «Il giusto fiorirà come palma e crescerà come cedro» (cfr. Sal 92) e 25 volte al plurale: «Pianterò cedri nel deserto» (cfr. Is 14,19).
Tradizionalmente collocata tra le "lettere della prigionia", si pensa sia stata scritta da un collaboratore o discepolo di Paolo. La lettera si concentra sul primato di Cristo. In lui si trova la pienezza della redenzione e della riconciliazione (1,19.20).
Il fiore di loto, tra le piante acquatiche, è uno dei fiori più ammirati per la sua bellezza e per i diversi significati che le culture antiche, in particolare orientali, compresa la Bibbia, gli hanno attribuito.
Il testo non è una lettera, ma un'omelia pronunciata da un maestro del primo secolo d.C. (non da Paolo). È rivolta ai cristiani, disorientati e scoraggiati, e orienta a riflettere sull'incarnazione, morte e risurrezione di Gesù che lo hanno reso unico mediatore tra Dio e l'umanità.
Le due lettere a Timoteo e la lettera a Tito, chiamate pastorali perché dirette a responsabili di comunità, si ritiene siano state scritte dopo la morte di Paolo dai suoi collaboratori. Informano sulla vita delle comunità e sugli ultimi anni della vita di Paolo, ma non forniscono cronologie esatte.
Nella Sacra Scrittura il simbolo dell'orso e quello dell'orsa assumono diverse sfaccettature che vanno dalla forza, dall'aggressività, alla cura dei cuccioli.
Paolo prepara la sua visita alla comunità di Roma; presenta se stesso, il Vangelo che predica, la fede, la giustificazione/salvezza per grazia, e il comportamento del cristiano che ha accolto la salvezza.
Dal giardino primordiale, dove scorrono quattro fiumi, al giardino di Pasqua dove Maria di Magdala incontra il Risorto, il tema di un luogo di delizie, creato da Dio per l'umanità, percorre molti libri biblici.