Pellegrinando - 5

Giubileo 2025

All’inizio del 1200 nella Chiesa nacquero, quasi in contemporanea, due ordini religiosi: i francescani (1209) e i domenicani (1216), fondati da san Francesco di Assisi e da san Domenico di Guzman. I frati (cioè i fratelli, come li chiamava san Francesco) non stavano chiusi in monastero come i monaci, ma giravano per città e villaggi, predicando fratellanza, povertà, pace, come faceva Gesù (cfr. Mt 9,13), stimolando una fede libera da superstizioni e retaggi pagani.

Moltiplicatisi in modo straordinario portarono nella Chiesa una ventata di rinnovamento, che sospinse a Roma nel primo Giubileo del 1300, voluto da papa Bonifacio VIII, una grande folla per «lucrare» (ottenere) l’indulgenza plenaria.

L'indulgenza

Nel Medioevo era molto forte il senso del peccato e delle sue conseguenze, e nessuno metteva in dubbio che, dopo la vita terrena, ci aspetta una delle tre destinazioni: inferno, purgatorio, paradiso. All’inferno tutti si auguravano di non andare; volere entrare subito in paradiso era presuntuoso; rimaneva il purgatorio dove essere purificati prima di salire in paradiso. Per assicurarsi l’entrata in purgatorio e rimanervi il meno possibile era necessario ottenere il perdono dei peccati con il sacramento della riconciliazione, e accettare una penitenza per cancellare la colpa, cioè una specie di malessere spirituale, di negatività che rimane anche dopo l’assoluzione. Esempio: un amico perdona una mia cattiveria nei suoi confronti, ma per ritornare all’amicizia di prima è necessario superare le conseguenze dell’offesa con un bel gesto.

Le modalità per ottenere l’indulgenza sono cambiate nel corso della storia. Nei primissimi tempi della Chiesa il Battesimo, ricevuto da adulti, rimetteva tutti i peccati commessi prima. In caso di ricaduta si veniva espulsi dalla Chiesa, con una sola possibilità di essere perdonati, dopo penitenze durissime (a pane e acqua per mesi, la notte passata a recitare i salmi…), che potevano essere alleggerite, o ridotte, se «i confessori della fede» – quelli che avevano resistito a torture e persecuzioni – chiedevano al Vescovo l’indulgenza, cioè la diminuzione o la cancellazione della pena.

Quando il cristianesimo diventa religione di Stato, questi tipi di penitenze non erano più possibili, così si passò ad assolvere i peccatori direttamente mediante il sacramento della riconciliazione, assegnando una penitenza dopo la celebrazione del sacramento, consistente sempre in lunghe preghiere, elemosine, pellegrinaggi e l’andare a combattere contro i turchi in Palestina…
Anche questo tipo di penitenza pian piano si è trasformata, riducendosi a preghiere e a opere buone, stabilite dal Papa come mezzo per ottenere l’indulgenza per se stessi e per i propri defunti, diventando come un tesoro da utilizzare dopo la morte, per abbreviare il purgatorio. Alla Chiesa, nella persona del Papa, questo potere è stato dato da Gesù: «A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,19).

OPERE DI MISERICORDIA

Come già rilevato due di esse sono particolarmente importanti durante il pellegrinaggio:

1. ammonire i peccatori
2. pregare Dio per i vivi e per i morti.

Riconoscere il peccato
Traduciamo così «ammonire i peccatori», perché oggi ammonire sa di autoritario e di intimidatorio, e perché l’impegno consiste nel riconoscerne l’esistenza e individuarlo. Il grande problema di oggi, infatti, è la sempre più radicata e invasiva convinzione che il peccato non esista. Si intende come peccato semmai il lasciarsi sfuggire le occasioni di soddisfare i propri desideri anche i più negativi e deleteri! Quando poi si sperimenta che le conseguenze non sono quelle che ci si illudeva di raggiungere, si dà la colpa alla società, alla famiglia, alla scuola, alla politica. Nei conventi di oggi, sia in quelli tradizionali dei religiosi, che continuano il loro servizio alla fede come un tempo, sia in quelli che, in qualche modo, li sostituiscono o li integrano: parrocchie, associazioni, gruppi… è bene che si torni a educare al senso del peccato, non con elenchi astratti, ma partendo dal Vangelo. Senza questo impegno come può non essere turistico il pellegrinaggio alla Porta santa? Se il peccato non c’è, non c’è colpa e non c’è bisogno di indulgenza.

La preghiera che unisce vivi e defunti
Oggi si cerca di cancellare e di esorcizzare tutto quello che richiama la morte, quindi anche pregare per i morti, a meno, forse, che non siano i familiari. Dimentichiamo, purtroppo, i fratelli e le sorelle che, da tutte le parti del mondo, hanno lasciato questa terra e attendono che le preghiere dei viventi arrivino in quel grande tesoro di misericordia dal quale la Chiesa attinge, per donarla a coloro che la chiedono e ne hanno bisogno. È bello pensare che le nostre preghiere e opere buone diventino dono di misericordia del Signore.


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