Gli occhi fissi su Gesù

III Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Per ascoltare la sua parola con gioia e viverla come luce.

Gesù torna a Nazaret quando la sua fama è diffusa in tutta la regione, sicuramente anche tra i suoi compaesani, sorpresi per non esserti accorti delle sue straordinarie doti, e desiderosi di scoprire come mai ciò fosse potuto accadere. Nella sinagoga, il capo gli offre il rotolo del libro dei profeti. Gesù legge il brano di Isaia nel quale un uomo afferma di essere mandato dallo Spirito del Signore a compiere cose grandi. Poi riconsegna il rotolo e si mette seduto. L’evangelista Luca, dando un segno della sua bravura di narratore, scrive: «Gli occhi di tutti erano fissi su di lui». È un momento ad alta intensità drammatica. Cosa dirà il figlio del falegname? Sembra di essere lì anche noi per ascoltare.
Sappiamo come andò a finire: «Lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino».

Rimaniamo con gli occhi fissi su di lui per chiederci se conosciamo la sua parola che fa gioire il cuore e illumina la vita (prima lettura e salmo); se la nostra fede viene vissuta nella Chiesa come «membra di un corpo solo, ognuno secondo la propria parte» (seconda lettura).

La Parola che dà gioia

Il sacerdote Esdra e il governatore Neemia, per ricreare la comunità tra coloro che erano tornati dall’esilio, convocano «gli uomini, le donne e quelli che erano capaci di intendere» per ascoltare sulla piazza, dallo «spuntare della luce fino a mezzogiorno», la lettura del libro della Legge. Così avviene. Da una tribuna costruita per l’occorrenza, i leviti leggono e spiegano, mentre il popolo «tende l’orecchio» e ascolta piangendo di gioia. Al termine della lettura il governatore Neemia dà le direttive per mettere in pratica quanto ascoltato: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».
Questo è ciò che dobbiamo fare anche noi per ravvivare la fede alla sorgente. Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II molto è stato fatto, ma è ancora troppo scarsa tra i fedeli la conoscenza della parola di Dio, e di conseguenza la sua luce non illumina la vita come dovrebbe. Ciò nonostante le esortazioni e i documenti dei papi e dei vescovi, e ultimamente le iniziative clamorose di papa Francesco: la distribuzione in Piazza San Pietro di migliaia di copie di un Vangelo “tascabile” da portare sempre con sé (il 4 aprile 2014); e cinquantamila copie del vangelo di Marco in caratteri grandi per gli anziani (28 settembre 2014). Purtroppo la Parola rimane confinata nella predica della domenica con le riflessioni del sacerdote, ma senza una risposta personale al Signore che parla a tutti e a ciascuno. Eppure oggi i Testi Sacri è possibile leggerli anche nei cellulari che tutti portano in tasca o in borsa, magari per farli trillare durante la Messa, ma non per «leggere tutti i giorni un brano del Vangelo per conoscere meglio Gesù, per spalancare il nostro cuore a Gesù, per farlo conoscere agli altri. È necessario leggerlo, tenendo fisso lo sguardo sul Signore, immaginando la scena e parlando con lui, domandandosi: con questa pagina Dio mi parla? Dice qualcosa a me? E se dice qualcosa, cosa mi dice? È così che la nostra vita cambia» (Papa Francesco, passim).

Comunione e partecipazione

Dopo il Concilio è stato fatto tanto per riportare la Chiesa allo stile degli inizi. I risultati però sono stati molto minori di quelli che ci si aspettava. I cristiani continuano a sentirsi persone devote che hanno le loro preghiere, le loro abitudini, il loro rapporto con il Signore, la Madonna e i santi, vivendo insieme soltanto la Messa, perché non la si può avere per sé, che si potesse, sarebbe molto meglio vederla in tivù nel salotto di casa, o sbrigando le faccende.
Non è ciò che insegna san Paolo: «Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra»: apostoli, profeti, maestri, miracoli, guarigioni, assistere, governare, parlare varie lingue.
Ce la faranno la nostra fede e la nostra Chiesa a rinnovarsi?
A Madre Teresa di Calcutta fu chiesto di dire quale fosse, secondo lei, la prima cosa da cambiare nella Chiesa. La sua risposta fu: “Tu e io!”. Santa verità!


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