Il poco che diventa tanto

XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Le mani del Signore nelle nostre.

La moltiplicazione del pane e dei pesci è talmente conosciuta, ascoltata, predicata che rischia di passare senza lasciare traccia di riflessione e di preghiera: “Ma sì, è un bel racconto, talmente bello che non può essere vero. Chissà cos’è avvenuto? Magari è stata una merenda con quello che ciascuno dei presenti aveva nella bisaccia, convinti da Gesù a tirarlo fuori”. Evitiamo questo rischio, e come con tutti gli episodi del Vangelo, soprattutto quelli più misteriosi, lasciamo spazio alla riflessione e alla conversione.
Il miracolo (chiamiamolo così per intenderci, dovremmo parlare di segno) viene annunciato e introdotto dalla prima lettura. Un uomo, non meglio identificato, porta al profeta Eliseo «venti pani d’orzo e grano novello», probabilmente come dono di amicizia o di ringraziamento. Il profeta invece di prenderlo per sé, gli dice: «Dallo da mangiare alla gente» che sta insieme a lui. “Darlo a cento persone è come non darlo a nessuno – avrà sicuramente pensato l’uomo -, perché una briciola per ciascuno non toglierà la fame a nessuno. Ma il profeta insiste: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”». E infatti tutto avvenne secondo la parola del Signore.

Nel racconto dell’evangelista Giovanni, la situazione è la stessa: una grande folla – cinquemila uomini! – che ha bisogno di mangiare, ma dispone soltanto dei «cinque pani d’orzo e due pesci» di un ragazzo. Cosa se ne può fare? «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo», constata Filippo come l’uomo di Baal Salisà. Ma Gesù se li fa portare e «dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano».
Due manifestazioni della bontà del Signore da ammirare e ringraziare, con le parole del salmo che la liturgia invita a pregare: «Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno. Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente»; e a far diventare invocazione e supplica: «Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente».

Dal libro della Parola a quello della vita

Raccolti i dodici canestri di pezzi avanzati, i cinquemila di Gesù carichi di meraviglia esclamarono: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!»; pochi giorni però dimostrarono che a essi interessava soltanto avere pane e pesci gratis. Saremmo come loro se non ci lasciassimo interrogare e coinvolgere. Passando infatti dal "libro della Parola" a quello della "vita", la meraviglia lascia il posto alla delusione e quasi alla rivendicazione: “Signore, che gli occhi di tutti sono rivolti a te, lo sappiamo, ma quando e come accade che dai a tutti il cibo a tempo opportuno”? Quando e dove apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente? Dove succede che intervieni a sfamare tanto che ne avanza? Forse nelle folle umiliate, sfruttate, respinte infinitamente più numerose e bisognose di quelle che ti circondavano in Palestina? Perché, Signore, non apri la tua mano per saziarle? Perché le lasci morire di stenti?

Il Signore risponde con i «venti pani d’orzo e grano novello», e con i «cinque pani d’orzo e due pesci» condivisi. Sia Eliseo che Gesù non “aprono le mani”, fanno molto di più: le fanno aprire all’uomo e al ragazzo. Le fanno aprire a noi. Egli ci ha messo a disposizione i venti pani di orzo e grano novello, nonché i cinque pani e due pesci: i beni della terra. Tocca a noi non sprecarli, come purtroppo avviene nelle mani di pochi che se li tengono stretti.

E noi?

La domanda che ritorna sempre quando ci si confronta con il Vangelo è: “Ma noi cosa possiamo fare?”. Noi possiamo rispondere o come l’uomo di Baal Salisà, “siccome non posso mettere questo davanti a cento persone, le tengo per me”, e l’apostolo Filippo, siccome «duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo» mandiamoli a fare spesa nei villaggi; oppure come il profeta e Gesù. Ma serve rispondere come il profeta e Gesù? Un’altra risposta non c’è. Tiriamoli fuori dalla bisaccia i nostri «venti pani d’orzo e grano novello» e i «cinque pani e due pesci», e le nostre mani saranno quelle di Dio.


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