«Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi?» (Mt 7,16).
Può accadere che ci sia un po’ di incertezza nell’annunciare la parola di Dio di questa domenica per il timore che essa e chi la proclama vengano considerati “roba vecchia”, “fuori del mondo”, “fuori corso”, che poteva andare bene una volta, nei secoli bui, ma non nel nostro “luminoso oggi”. Infatti, la prima lettura dalla Genesi proclama: «Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo». Ma come si fa a raccontare la storiella di Dio che crea l’uomo e la donna, quando si sa che tutto è scaturito dall’esplosione di una cosa più piccola di una capocchia di spillo? E la donna creata con una costola dell’uomo…? Lasciamo perdere!
Ancora più forte è lo smarrimento nell’ascoltare il vangelo, perché parla di cose delle quali facilmente possiamo verificare l’improponibilità. Dice Gesù: «L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Questo ordine di Dio può andare bene per la cerimonia del matrimonio celebrato in chiesa, ma scompare appena fuori dalla chiesa, dove proibito sembra “non” separarsi.
La situazione è questa. Allora cosa dobbiamo fare del messaggio cristiano? Tacerlo? Avere paura di annunciarlo, riservandolo per le cerimonie? La tentazione c’è, ma sarebbe gravissimo assecondarla, perché come sempre è accaduto nella storia della Chiesa, quando il vangelo viene considerato sorpassato ritrova attualità, freschezza ed energia. Questo è ciò che silenziosamente e pazientemente sta iniziando ad accadere oggi.
Quando fino a non tantissimo tempo fa, c’era una forte corrispondenza tra le regole della Chiesa e le leggi della società, la proposta di vita del Vangelo stava diventando scarica di significato, perché corrosa dalla tradizione, dall’abitudine, dal perché si è fatto sempre così, perciò si partì alla ricerca di tutte le proposte possibili per superarlo. Il femminismo, il divorzio, l’aborto, la libertà sessuale, il dogmatismo scientifico, persino la minigonna apparivano come una liberazione dai tabù e dalle credenze del medioevo per inaugurare una nuova era nella quale tutti i desideri anche i più impensati avrebbero potuto essere realizzati con la sola autorità della libertà individuale. I risultati, non nel corso dei secoli - come accadeva un tempo - ma nel giro di pochi decenni, sono arrivati, ma non sono quelli che si speravano. Lo vediamo con tristezza e angoscia proprio in questi giorni sia a livello di mondo, sia di famiglia, sia di singole persone. Ed ecco che usciti dal medioevo siamo arrivati al paganesimo precristiano. È a questo punto che il Vangelo ripropone il suo «fu detto, ma io vi dico», diventando nuovo e controcorrente rispetto a quello che si dice.
Il racconto biblico della creazione stimola ad accennare un confronto tra vecchio e nuovo nel rapporto uomo-donna, che sembra diventato una gara a conquistare e occupare spazi tradizionalmente appannaggio dell’altro, compresi i difetti e gli errori, che può sfociare in situazioni drammatiche come l’angosciante fenomeno del femminicidio. La Bibbia afferma che Dio ha pensato e creato due persone che si “corrispondano”, cioè capaci di stare l’uno di fronte all’altro con la stessa dignità e le stesse capacità, non per combattersi, non per imporsi, nemmeno per farsi compagnia, ma per offrirsi l’aiuto a uscire dalla tristezza dell’essere soli: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Quando uomo e donna si corrispondono così, realizzano le cose più belle, sia nel matrimonio che in tutti i campi dell’attività: sport, arte, letteratura, politica, perfino in un’astronave. È questo il progetto di Dio, rifiutato per la durezza del cuore, rilanciato da Gesù: «dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola», condizione che non si riferisce soltanto all’unione sessuale, ma a tutte le situazioni della vita.
Dopo tutte le brame e i tentativi di diventare in qualche nodo “super”, ecco ricomparire nuovo e urgente l’invito ad accogliere il Regno di Dio sulla terra come un bambino che riceve un dono da custodire, da non usurpare, da non rovinare con la ricerca dissennata del potere, del profitto, dello sfruttamento, della distruzione dell’ambiente, con la guerra… con gli effetti che proprio in questi giorni stiamo subendo.