La scelta di campo

N.S. Gesù Cristo Re dell'universo - Anno B - solennità

Fede decisa nella scelta e limpida nella testimonianza.

La solennità di Cristo Re, che conclude l’anno liturgico - il tempo “spirituale” che, celebrando la vita e il messaggio di Gesù, spinge a una più limpida e coraggiosa sequela -, è per i cristiani una specie di chiamata alle urne.
I candidati sono due: Gesù e il mondo. Per Gesù lista unica: «Il mio regno non è di questo mondo»; per il mondo un’infinità di liste. Attenzione! Il “mondo” che si contrappone a Gesù non è il creato. Se così fosse, il Creatore avrebbe sbagliato a crearlo, e Gesù non sarebbe venuto a salvarlo, ma sono le forze oscure che negano la paternità di Dio, e rifiutano il Figlio, venuto a testimoniare e a insegnare la via per essere veramente e liberamente suoi figli.
I supporter di Gesù sono quelli disposti a vivere come lui, non per farsi servire, ma per servire. Il motto è: «chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (Mc 10,44).
Quella alternativa a Gesù raccoglie i Pilato, i sommi sacerdoti, gli scribi, i farisei, i sadducei: tutti coloro che esercitano il potere, grande o piccolo che sia, per trarne vantaggi per se stessi, senza lo scrupolo di opprimere, sfruttare, schiavizzare, defraudare gli altri. Sono coloro dai quali Gesù ha messo in guardia: «Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore» (Mc 10,43)

La chiamata alle urne

Dal momento che la vita è un divenire continuo, e che la fede non è la decisione di una volta, ma la scelta di ogni giorno, la solennità di Cristo Re è la verifica sincera di quale lista, realmente (non a parole) sosteniamo, se quella dei “non di questo mondo”, oppure dei “di questo mondo”.
Questa verifica è da fare sempre, ma con particolare sincerità, celebrando il Re che non accetta chi lo “vota”, ma poi bazzica con quelli dell’altra lista, o cambia casacca secondo la convenienza, perché le due liste non sono compatibili, e lo stare un po’ qua e un po’ là rende gli “elettori” non credibili, non affidabili, inutili. Pilato rimase scosso dal trovarsi davanti un uomo deciso nel dichiararsi ed essere un Re completamente diverso dalla sua concezione e dalla sua pratica del potere. Così è la nostra testimonianza di sudditi, può scuotere soltanto se è limpida e credibile.

L’urgenza della scelta

Questa testimonianza decisa e limpida di appartenenza al Re «non venuto per farsi servire, ma per servire» (Mt20.28) è urgente oggi più che mai, quando la lista di Pilato, forte e minacciosa come sempre, ha una pericolosità più insidiosa e pervasiva, perché non è esercitata soltanto dai dittatori sulle folle, ma nasce dentro le famiglie dove spinge ad ammazzarsi tra marito e moglie, tra figli e genitori; dentro le scuole dove provoca botte e anche peggio agli insegnanti; dentro gli ospedali con irruzioni violente contro medici e infermieri; nelle strade dove fa circolare i ragazzi con coltelli e pistole, pronti alle risse, e al bullismo sui più deboli.

Ma noi cosa possiamo fare?

Prima di tutto non dobbiamo tirarci fuori come se la situazione e i problemi non ci riguardassero; poi seguire nel nostro piccolo ciò che San Paolo raccomanda: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21). In tutte le situazioni, in tutte le età, in tutti i luoghi c’è sempre la possibilità di scegliere tra servire o l’essere serviti.


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