Le grazie del Signore non sono finite

Domenica della Santa famiglia - Anno B - 2017

La festa della Famiglia di Nazaret potrebbe essere vissuta nel pessimismo e nella tristezza, per la famiglia "modello Nazaret" sempre più messa in discussione. Non sarebbe pensare "per fede".

Nel libro delle Lamentazioni, c'è la preghiera accorata di un uomo che, identificandosi con lo stato disastroso di Gerusalemme e del suo popolo, si lamenta con Dio come se fosse stato da lui abbandonato. L'autore, identificato tradizionalmente e popolarmente con il profeta Geremia, descrive tutte le tribolazioni a cui si è sentito sottoposto: "Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere" (Lam 3, 2;17), manifestando uno stato d'animo fortemente sfiduciato. Questo stato d'animo potrebbe dominare la celebrazione della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, collocata quest'anno dal calendario proprio nell'ultimo giorno dell'anno, quando il "mondo" impazza tra fuochi artificiali, baldorie, e pazzie per salutare il "vecchio" che lascia il posto al "nuovo".

Pensando alla famiglia "modello Nazaret", c'è poco, infatti, da festeggiare e da stare allegri. Questo anno che si chiude ha aggravato ulteriormente sia la situazione anagrafica della famiglia: sono sempre meno i giovani che scelgono il matrimonio cristiano; sono in continuo aumento le coppie, anche di praticanti e addirittura di cristiani "impegnati" che si separano; sia la situazione culturale: si sta sempre più diffondendo la convinzione, ossessivamente propagandata dai media, dalla politica, dalle élites, che la famiglia "tradizionale" sia ormai al tramonto, e destinata scomparire. E allora via con le lamentazioni. Sarebbe un grosso errore.

L'autore biblico, arrivato al culmine del lamento, cambia improvvisamente registro, ed esclama: "Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie" (Lam 3,22). Così dobbiamo pensarla anche noi. Da sempre accade che in certi momenti della storia e della vita personale tutto sembra andare lontano da Dio e dalle sue strade. Ma da sempre avviene che ciò che sembrava un crollo irreparabile si rivela l'inizio di nuove energie e di più limpide accoglienze del vangelo. Infatti – non dovremmo dimenticarlo mai, invece lo facciamo continuamente – "le vie del Signore non sono le nostre vie e i suoi pensieri non sono i nostri pensieri" (Is 55,8), perciò dovremmo esser sempre disponibili alle sue novità.

Questo ci ricordano anche i brani della Parola che la liturgia ci fa ascoltare e meditare in questa festa. Essi ci invitano ad avere fiducia nelle sue "grazie e misericordie" che non sono mai "finite" con dei personaggi umanamente vecchi ma spiritualmente giovanissimi. Abramo, nonostante gli anni corrano e il figlio promesso non arrivi, pur tra momenti di incertezza («Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Elièzer di Damasco»), "per fede" (afferma san Paolo) continua a credere che la sua stirpe sarà numerosa come le stelle del cielo. E il Signore glielo accreditò come giustizia.

Non meno sorprendenti sono i due anziani del vangelo. Simeone, sicuramente tra il pessimismo e le ironie degli frequentatori del tempio, continua imperterrito a credere allo "Spirito Santo che gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore". Ed ha la gioia di accogliere il bambino Gesù tra le sue braccia. Come lui anche la profetessa Anna.

Così, mentre tutto sembrava che il mondo se ne andasse per suo conto, dimentico di lui, Dio invece era presente in un bambino che in uno sconosciuto e piccolo paese "cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e di grazia di Dio".

"Per fede" come Abramo. "Per fede" come Sara. "Per fede" come Simeone e Anna, dobbiamo credere che "Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie". Ci eravamo abituati a considerare famiglie "modello Nazaret" quelle annotate nei registri parrocchiali. Forse adesso cresceranno famiglie piene di sapienza e grazie di Dio. Poche? Poche come il lievito.


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