Non creare spazi, ma fare spazio

Battesimo del Signore - Festa - Anno C

Il difficile ma esaltante impegno di unire fede e vita.

«Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata», con la prima lettura di questa domenica, il brano di Isaia, ascoltato più volte durante l’Avvento per alimentare l’attesa del Salvatore, ci porta nel Giordano dove il cielo si apre come nella notte di Betlemme. Là, con l’annuncio dell’angelo: «È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore»; qui con la voce che viene dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»; là, povero tra i pastori; qui umile tra i peccatori che ricevono il battesimo da Giovanni; là, inizia la sua dimora tra noi; qui prende il via la sua missione evangelizzatrice con l’annuncio del regno di Dio.

Il "secondo compleanno"

Anche se il battesimo di Gesù nel Giordano non ha niente a che fare con il Battesimo che abbiamo ricevuto nel Cristo Risorto, l’assonanza del nome ha fatto sì che la domenica dopo l’Epifania, che chiude il tempo liturgico del Natale, sia diventata l’occasione per ripensare il dono ricevuto da neonati, magari conferendo il sacramento durante la celebrazione eucaristica, come fa tradizionalmente Papa Francesco nello splendore della Cappella Sistina. L’intento della Chiesa è stimolare a riprendere in mano l’atto burocratico abbandonato nei cassetti dell’archivio parrocchiale, per farlo diventare scelta vera e consapevole, e impegno concreto di vita.
Questa memoria del sacramento - rafforzata simpaticamente dal Papa con il suggerimento a festeggiare il “secondo compleanno”, cioè il giorno del Battesimo, ravviva la consapevolezza che i doni dello Spirito Santo non scadono e non scompaiono, ma sono sempre pronti all’uso.

La fede non è mai troppa

Dice: “Adesso ci voleva anche il secondo compleanno. Non è per caso che vogliamo complicarci la vita? Cerchiamo di vivere da bravi cristiani e onesti cittadini. Non basta? Sembra che ci si dimentichi che non viviamo di preghiere e di opere, ma di faccende che non possono essere trascurate”. Questa obiezione, anche se non così esplicita, è molto diffusa per la convinzione fortemente radicata che la fede rubi spazi alla vita. Non è così. ll Battesimo non ci chiede di sottrarci dal quotidiano, ma, come scrive San Paolo, «ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo».
Vivere da battezzati vuol dire vivere tutto, anche le cose apparentemente meno importanti o quelle più materiali, in rapporto filiale con il Padre. Questo trasforma le occupazioni, le qualifica, ne aumenta la qualità, ne indirizza le scelte, per fare tutto e meglio senza affannarci e senza perdere tempo, al contrario verificando che vivere da battezzati fa bastare il tempo, perché dà equilibrio al pensare e all’agire.

Binario unico

Fece molto scalpore l’affermazione di Papa Francesco: «Meglio atei che cristiani ipocriti». Come dargli torto? Non c’è persona più fastidiosa di quella che dice di essere ciò che non è e fa il contrario di quello che dice. Con il Battesimo non abbiamo ricevuto il compito di creare parchi naturali, zone protette, oasi dove rifugiarci ogni tanto, staccando dalla vita, ma di vivere come chiede Gesù.

Ce l’abbiamo il tempo per la famiglia? “Sì”. Viviamo la famiglia come Gesù.
Ce l’abbiamo il tempo per il lavoro? “Certo”. Viviamo il lavoro come Gesù.
Ce l’abbiamo il tempo per gli amici, per i parenti, per le relazioni sociali? “Per forza!”. Viviamo l’amicizia, le relazioni sociali, le ferie come Gesù.
E il Battesimo ritrova freschezza, dinamismo ed energia spirituali.


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