Verso il tempo dei frutti maturi.
Chi fosse non troppo attento all’ascolto della proclamazione del Vangelo, sentendo: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte», potrebbe pensare a uno dei sempre più frequenti e allarmati discorsi sul riscaldamento globale, sul livello del mare che crescerà sommergendo le città, sullo smog che renderà impossibile respirare, sui terremoti, gli uragani, i tifoni, le bombe d’acqua, le guerre… praticamente la fine della terra “casa di tutti”, come ama chiamarla papa Francesco. Invece è Gesù che annuncia il suo ritorno quando questo nostro mondo finirà.
Quando avverrà? Gesù non è un indovino che legge il futuro, ma un maestro che insegna a valutare le conseguenze della fine di tutto sulle nostre scelte, sui nostri progetti, sulle nostre azioni. L’annuncio che questo mondo è destinato a consumarsi, non è per invitare a lasciarlo andare verso la fine senza stare a pensarci troppo, prendendo quello che si può, tanto non ci si può fare niente. Non è per indurre a vivere nell’ansia e nella paura che la fine possa arrivare proprio quando ci eravamo attrezzati a stare bene. È invece un invito a gestire questa provvisorietà in maniera positiva, investendo tutto l’impegno possibile nel “vivere il momento” per arrivare al “per sempre”, quando si vedrà «il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria». Allora “i saggi”, quelli che hanno vissuto con la consapevolezza che questa vita è un viaggio per il quale serve portare con sé soltanto il necessario, senza lasciarsi appesantire dall’inutile e dal superfluo, e così l’hanno vissuta: «risplenderanno come le stelle per sempre».
Un viaggio per dove? Gesù lo rivela con una similitudine consolante e incoraggiante: «Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina». Le angosce che accompagnano questi nostri giorni - le stesse dei tempi passati con nomi e modalità diverse – possono indurre a pensare che si stia andando verso la fine, verso il vuoto, verso il nulla. Noi al posto di Gesù avremmo chiesto di guardare le foglie che cadono, i fiori che scompaiono, gli alberi che si spogliano, il buio della notte e il freddo dell’inverno, non i rami del fico che diventano teneri, le foglie che spuntano e che annunciano l’estate: il tempo dei frutti maturi, della raccolta, delle giornate piene di luce.
È questa la stagione che ci aspetta, se la prepariamo non a braccia conserte, ma camminando verso di essa operosamente. Allora quando Gesù «manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo» e tornerà con grande potenza e gloria, non azzererà la nostra esperienza terrena, ma ne farà raccogliere i frutti. Per sempre!
L’evangelista Marco, sempre conciso ed essenziale, riporta la risposta di Gesù: «Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre», senza la domanda dei discepoli che l’avevano provocata: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?» (Lc 21,7). A essi - come a noi - interessava il «quando avverrà» e il «segno» per affrontare l’evento nel modo meno drammatico possibile. Tutti i discorsi, le profezie, le fake news sulla fine del mondo finiscono sempre con la domanda: “Quando?”. Gesù delude decisamente la loro e la nostra curiosità, chiudendo il suo intervento con una affermazione che lascia perplessi. Non lo sa nemmeno lui come uomo, figuriamoci se lo sanno gli imbroglia popolo o i Testimoni di Geova.
Ciò che conta è portare davanti al «Figlio dell’uomo» l’esserci fatti carico del “durante”, cioè del tempo tra l’oggi e la fine, con operosa serenità, non con sciocca inconsapevolezza degli stolti che: “Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati. La nostra vita passerà come traccia di nuvola, si dissolverà come nebbia messa in fuga dai raggi del sole. Saziamoci di vino pregiato e di profumi, non ci sfugga alcun fiore di primavera, perciò mangiamo e beviamo, perché domani moriremo!” (Cfr. Sap 2). Coraggio, perciò. Le intemperie continueranno, ma niente tristezza e pessimismo, perché le parole di Gesù non passeranno.