Soli no!

Santissima Trinità - Solennità - Anno B

La solitudine ci è nemica.

Questa domenica dedicata alla Santissima Trinità non è per cercare di capire Dio unico in tre persone, ma per accogliere questa verità rivelata, per rafforzare la nostra fede in essa, per verificare se e quanto essa incida nella nostra vita. Che Dio sia unico ma in tre persone lo rivela la parola di Dio parlando del Padre creatore, del Figlio redentore, dello Spirito Santo che dà la possibilità di chiamare Dio nostro Padre e il Figlio nostro fratello. Come questo possa essere non viene spiegato, ma raccontato dalle loro opere. Esse mostrano come, creati a immagine e somiglianza di Dio - non un solitario, ma una comunità di amore - la nostra vita non si realizza da solitari, bensì soltanto in comunione, così che il nostro pensare, il nostro parlare, il nostro agire, siano a immagine e somiglianza di Dio comunità di amore.

Le tracce

Riusciamo a intuire meglio cosa significa e comporta realizzare l’immagine di Dio in noi, non tentando di spiegare ciò che non si riesce a capire, ma partendo dalle tracce dell’immagine e somiglianza di Dio “Trinità” che l’esperienza lascia intravvedere. Tra i tanti indizi, il più evidente e importante è la nostra incompatibilità con la solitudine. Sappiamo come il bambino già dal grembo materno abbia bisogno di sentirsi in compagnia, altrimenti cresce pieno di paure e di complessi; come l’adolescente, se ha la sensazione di non avere amici e di non essere gradevole e simpatico, entri in crisi, non si accetti e possa finire nell’anoressia, nella droga, in comportamenti violenti, oppure in un rapporto ossessivo con il computer; come il giovane, se non riesce ad avere un partner, se non è accettato negli ambienti di vita e di lavoro, rischi di non maturare, o addirittura di regredire; come l’adulto, se non si sente capito, valorizzato, accolto, si consideri un fallito; come l’anziano, se si accorge di non avere più affetti intorno, si lasci morire.

La prova provata

Se i ragionamenti non convincono, se l’esperienza e le scienze umane non ci bastano, c’è la testimonianza inoppugnabile di Gesù. Fattosi uomo, ha vissuto l’esperienza terrena predicando e praticando il comandamento dell’amore: il contrario della solitudine; e non lo ha fatto da solo ma con un gruppo di collaboratori, sperimentando e mostrando quanto è difficile ciò che dovrebbe essere facile: vivere la nostra natura, senza chiudersi in sé stessi, ingannati dalla illusione di poter essere soli, come non lo è il Padre, non lo è stato Gesù, non lo è lo Spirito Santo.

La nemica da combattere

Fatti per “essere con”, come mai è così difficile “vivere con”, lasciandosi illudere dal poter bastare a sé stessi, indifferenti verso gli altri, senza gli altri, contro gli altri, possibilmente sopra gli altri? Questo interrogativo accompagna l’umanità da sempre e da sempre rimane misterioso per tutti. San Paolo confessa: «Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto» (Rm 7,15). Il poeta pagano Ovidio scrive: «Vedo il meglio e l'approvo, ma seguo il peggio». Proprio questa misteriosa situazione fa capire benissimo che la solitudine è nemica, è una tentazione che va combattuta e contrastata, perché rovesciare il detto di Gesù: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35) è una seduzione pericolosa sempre in agguato.

La strategia

Per non cedere e non rassegnarsi alla solitudine è necessario: 1. rafforzare la fede nell’unico Dio: «Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro». «Non ve n’è un altro». Può sembrare una affermazione scontata. In realtà siamo continuamente tentati di illuderci che di dio ce ne sono tanti. Noi, per esempio, ci siamo di sicuro. 2. Rendere più limpida la sequela di Gesù riassunta e testimoniata nel suo comandamento: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34), l’esatto contrario della solitudine egoistica. 3. Pregare più assiduamente lo Spirito «per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”», e che ci «insegna ogni cosa», iniziando da come essere un’immagine il più possibile trasparente del Dio “Trinità”.


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