Un bambino è nato per noi

Natale del Signore - Solennità

Cantiamo al Signore, benediciamo il suo nome.

Del Natale sappiamo tutto e di più, e ne abbiamo sentite e ne sentiremo anche quest’anno tutte e di più. Ma proprio per questa abbondanza c’è il rischio che tutte le belle parole finiscano nei luoghi comuni senza più entrare nello spirito della festa e della sua celebrazione. L’abitudine e i “tanto per dire” sono come la ruggine: possono aggredire anche le cose più belle e significative, perfino il Natale. Vediamo se ciò che ormai si dice “in automatico” ha un senso o se invece può esistere un Natale bello, significativo, spiritualmente stimolante.

“Il Natale è la festa dei bambini”. Chissà quante volte l’abbiamo sentito e lo sentiremo ripetere anche quest’anno. Finché viene detto come il classico: “non ci sono più le stagioni di una volta”, pazienza. Tanta, però! Perché se non lo si dice soltanto, ma lo si crede, l’evento più alto e imprevedibile che Dio poteva organizzare sulla terra e sulla storia, rischia di diventare la favola da raccontare ai bambini prima di consegnare i doni di Babbo Natale. Quando invece il detto cade dall’alto come sentenza, con intellettuale supponenza, e con il suggerimento di adeguare il Natale ai tempi moderni, magari cambiando Gesù con Bacù, è irritante e fastidioso. Però i sapientoni senza accorgersene – troppo intelligenti per capirlo – compiono un’opera buona: ricordano ai credenti che sì, il Natale è proprio la festa dei bambini; non, però, di quelli rimasti bambini, ma di quelli che sono consapevolmente ritornati bambini, per essere capaci di meravigliarsi di fronte a tutto ciò che è nuovo, imprevisto, straordinario, inaspettato. E cosa c’è di più nuovo, imprevisto, straordinario, inaspettato di Dio che si fa uomo in una capanna?

“A Natale bisogna essere più buoni”. Ecco un’altra affermazione che “alzi la mano chi non l’ha mai sentita”, pronunciare con ironia seriosa o compassionevole: “Che senso ha essere buoni soltanto un giorno all’anno?”. Va respinta? No, perché essere più buoni vale sempre, anche una volta all’anno, soltanto a Natale, quando non c’è occasione migliore per ricordare e convincersi che gli altri non sono potenziali nemici da distruggere (Cfr. Erode!); che c’è sempre una stella che invita a uscire dal guscio che ci siamo costruiti (Cfr. i Magi!); che i “meno” meritano di essere i più amati (Cfr. i pastori). Senza ignorare che un gesto di bontà a Natale potrebbe invogliare a diventare dono per gli altri. Non si sa mai. E comunque, uno è sempre infinitamente più di zero.

“Il Natale è la festa dei regali”. Non alziamo la mano perché non serve nessuna indagine: tutti abbiamo tribolato a causa del “mo che regalo gli faccio quest’anno?”. Per liberarsi da questo interrogativo assillante basta dare ragione ai cristiani duri e puri: “Non li si deve fare. Bisogna finirla con questo scandalo del Natale consumistico e fuorviante. Torniamo a dare spazio alla povertà, alla preghiera e alla penitenza, al vero significato della nascita di Gesù”. Se li ascoltassimo, sai che bella festa! Sarebbe dimenticare proprio a Natale che la nascita di Gesù è il Dono (con la D maiuscola) di Dio all’umanità, perciò ogni dono, magari piccolo, discreto, povero può essere un segno di quel Dono. Anche se non lo si pensa, anche se non lo si sa, pur con qualche esagerazione, tutto ciò che dà gioia nasce e parte dal Natale di Gesù. Non è una scusa per liberarsi la coscienza, è il messaggio della la parola di Dio. Dalla Messa di mezzanotte alla festa dell’Epifania è tutto un annuncio di luce, pace, gioia, dono: «un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio»; «il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce»; «hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia»; «grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine»; «un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce»; «vi annuncio una grande gioia»; «è nato per voi un Salvatore»; «e sulla terra pace agli uomini»; «la luce splende nelle tenebre», «al vedere la stella, provarono una gioia grandissima».
Dice: “Ma qui si parla di luce, di pace, di gioia spirituali”. Tutto ciò che è spirituale se non coinvolge la persona nel suo essere corpo è illusione o inganno. Perciò, ritorniamo bambini per meravigliarci, per ricordare di dover essere buoni, per impegnarci a essere un dono per gli altri. E sarà Natale. Un bel Natale!


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