Vero cibo e vera bevanda

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - Solennità - Anno B

Ridare alla Messa la grandezza misteriosa della Cena di Gesù.

La festa del Corpus Domini, dichiarata di precetto per tutta la chiesa nel 1264 da papa Urbano IV, e celebrata da allora con grande solennità e bellezza, da diventare una delle feste più care al popolo cristiano, è scaturita dal dubbio di un sacerdote boemo che, tornando da Roma, dove si era recato in pellegrinaggio per superare sulla tomba di san Pietro i suoi dubbi sulla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, si era fermato a Bolsena. Qui, celebrando la Messa, mentre combatteva di nuovo con dubbi che il corpo di Cristo fosse presente realmente nell’ostia consacrata che teneva tra le mani, da essa uscì sangue. Impaurito e frastornato, conclusa la celebrazione, avvolse l’ostia nel corporale (la piccola tovaglia che si mette sotto la patena e il calice in segno di rispetto) e andò verso la sagrestia, lasciando cadere a terra alcune gocce. Il papa, dopo un’attenta e autorevole verifica, giudicò il miracolo autentico, e diede origine al Corpus Domini.

Il dubbio e la fede

Il brevissimo cenno storico per dire che la festa del Corpus Domini è nata dal dubbio sulla verità delle parole di Gesù nell’ultima cena, «"Prendete, questo è il mio corpo". Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: "Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti"», e dalla necessità di vincere ogni incertezza su di esse, tanto da meritare un intervento divino così clamoroso. La festa è arrivata a noi, come al suo inizio, tra dubbi e incertezze sulla presenza reale del Risorto nell’ostia e nel vino consacrati. Nel corso dei secoli ci sono stati periodi in cui la “presenza” è stata decisamente negata; in altri, anche per la testimonianza di grandi santi e sante (san Stanislao Kostka, santa Margherita Maria Alacoque…) fortemente riaffermata.

La situazione

Oggi non mancano testimonianze di grande fede nella Presenza Reale e dell’importanza fondamentale della Messa che la rende presente (Padre Pio, Carlo Acutis…), ma per molti fedeli praticanti c’è il rischio della noncuranza, cioè del non chiedersi se Gesù Risorto sia presente o meno. Perciò non c’è nessun dubbio da superare e nessuna fede da ritrovare. Dando per scontato che nessuno, eccetto il Signore che legge nei cuori, è in grado di stabilire chi crede o no nella Presenza Reale, la constatazione emerge da come questa verità fondamentale della fede viene considerata e celebrata nella Santa Messa.

Come e quanto considerata? Che la Messa domenicale sia considerata poco importante per la vita cristiana lo si vede dalla diminuzione quasi inarrestabile delle presenze, già da tempo iniziata, ma decisamente accelerata dal Covid. Se si è stati due mesi e più senza la Messa perché non continuare così? Magari la si vede in televisione, dove la si segue e la si capisce meglio.

Come viene celebrata? Dopo il Concilio Vaticano II ci si impegnò molto per celebrazioni liturgiche partecipate, consapevoli, con la lingua della gente. Molte cose sono state realizzate nelle esperienze di gruppo con i ragazzi e le associazioni, ma molto poco con i praticanti domenicali. Salvo le braccia alzate per il Padre Nostro e il segno della pace, la Messa non è molto diversa da quella di prima della riforma liturgica, cioè un precetto da rispettare quando si può senza preoccuparsene tanto, una devozione alla Madonna e ai santi. Per reagire e rimediare alla situazione si è fatto e si fa un po’ di tutto: ritorni al passato con il recupero di indumenti dorati, celebrazione di spalle, e magari anche in latino; oppure esperimenti pirotecnici per attirare i fedeli con la curiosità delle novità che però, durando poco, esige sempre nuove performance, possibilmente più sorprendenti.

Ritorno al mistero

Per una ripresa vera dell’accoglienza del mistero dell’Ultima Cena, che rende Gesù nostro contemporaneo, e «vero cibo e vera bevanda» (Gv 6,55) l’unica strada è quella del «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68) che porta a Bolsena dove i dubbi sono il segno di trovarsi di fronte a un mistero che la nostra mente non può contenere, e il miracolo è accogliere per fede il «fate questo in memoria di me».


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