Dopo Bellezza, Speranza, Pace e Misericordia, ecco un’altra parola fortemente generativa presente nella "Spes non confundit": Cura.
Nella Bolla di indizione del Giubileo papa Francesco elenca alcuni segni di speranza, necessari a dare alla parola-cardine del Giubileo, Speranza, una piena concretezza e un orizzonte di bene.
Tra questi segni, spicca la cura verso gli altri, soprattutto verso chi, per varie ragioni, è ai margini, escluso, invisibile: «Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto».
Il Papa fa cenno anche alla cura verso gli ammalati: «Non manchi l’attenzione inclusiva verso quanti, trovandosi in condizioni di vita particolarmente faticose, sperimentano la propria debolezza, specialmente se affetti da patologie o disabilità che limitano molto l’autonomia personale. La cura per loro è un inno alla dignità umana, un canto di speranza che richiede la coralità della società intera». Ma nel documento le “categorie” si ampliano: ci sono i giovani, i migranti, gli anziani, i poveri. Fino alla cura e al rispetto per il creato.
In piena assonanza con le parole del Papa, nel suo Pellegrino in corsia don Gianluca Mangeri, cappellano presso l’Istituto Ospedaliero Poliambulanza di Brescia, lancia questo invito al lettore: «Dona un po’ del tuo tempo, proprio quando non hai tempo. Qualcuno lo sta attendendo».
Il libro di don Gianluca è una delle nostre proposte di lettura per riflettere e meditare sulla parola “Cura”: per sé stessi, per gli altri, per il creato.
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