Dopo “Sconosciute”, la teologa Alice Bianchi tratteggia, rinarrandole in modo originale, le esistenze di altri personaggi della Bibbia, accomunati stavolta da un’incompiutezza che, paradossalmente, dà loro un senso inatteso.
Non esistono persone complete, perfette; tanto meno nella Scrittura, dove perfino Dio non vuole bastare a sé stesso. I personaggi biblici somigliano agli uomini e alle donne di ogni tempo che, a fasi alterne della vita, si ritrovano senza salute, coraggio, casa…
Alice Bianchi, giovane teologa, membro del Direttivo del Coordinamento Teologhe Italiane, torna a tratteggiare alcuni personaggi, più o meno conosciuti, della Bibbia. Dopo le Sconosciute donne della Bibbia, questa volta si concentra su figure “manchevoli”. Personaggi incompiuti la cui manchevolezza - fisica, psicologica, spirituale, esistenziale - è però in qualche modo l’elemento di senso fondamentale della loro vicenda.
Scrive l’Autrice: «Nella Bibbia, e non raramente anche nella vita, a rendere possibili certe storie è lo scarto tra l’aspettativa e la realtà. L’incompiutezza fa procedere la trama. La zoppìa di alcuni corpi genera risvolti creativi: furbizie, incontri, guarigioni, compensazioni. E così per ogni manchevolezza, che di per sé invoca aiuto e fantasia, affidamento e speranza. Quando si presta attenzione alle mancanze dei vari personaggi biblici (vere o presunte, definitive o provvisorie), ci si accorge che esse sono spazi di evoluzione delle vicende. Spesso, il senso teologico delle loro storie sta proprio lì, in quello spazio, senza che esso edulcori la fatica, la solitudine e la frustrazione che talvolta le accompagnano».
I ritratti che Alice Bianchi offre al lettore sono piccoli, brevi, ma densi di significato. Proprio come le mancanze dei personaggi da lei dipinti.