Mistica e coscienza

Antonella Lumini offre al lettore uno sguardo sulla mistica - mistica incarnata - come esperienza interiore che si riverbera nella coscienza, incidendo fortemente sul tempo e sulla storia.

Antonella Lumini vive e propone un percorso di silenzio e solitudine ispirato alla pustinia, vocazione al silenzio della tradizione ortodossa. Guida gruppi di meditazione ed è autrice di articoli e libri di ricerca spirituale. Con Paoline: Spirito Santo. Divina maternità, amore in atto (2019); Monachesimo interiorizzato. Tempo di crisi, tempo di risveglio (2021). Dalla comunità alla comunione. Insieme sulla via della vita (2023).

Nel suo nuovo libro Mistica e coscienza. Vedere dentro, parte nuovamente da uno sguardo sulla crisi che investe l’Occidente. Crisi materiale e spirituale che rischia di intrappolarci nel duplice pericolo di un ancoraggio al passato o di una spasmodica ricerca di illusorie soluzioni verso il futuro. Scrive l’Autrice: «La crisi sistemica che stiamo attraversando non può trovare una via d’uscita rimanendo vincolati al passato, ma neppure proiettandoci vorticosamente verso un illusorio futuro. Chiede invece di aderire profondamente al presente per accogliere quanto, ancora in gestazione, cerca faticosamente di venire alla luce […]. È urgente riportare al centro dell’attenzione la mistica. L’esperienza interiore conduce verso l’essenza, attiva i piani profondi, aiuta il processo di trasformazione. In quanto si riverbera nella coscienza, incide fortemente sul tempo e sulla storia. Si allude naturalmente a una mistica incarnata, a quell’esperienza interiore che costituisce l’accesso attraverso cui il divino si incarna nell’umano».

La Lumini ci mostra come questa mistica incarnata riveli quanto ancora è in gestazione e illumini la coscienza, che è come la prospettiva con cui l’occhio vede. Mistica e coscienza sono le coordinate del tempo che tende verso una pienezza; la loro interazione favorisce l’evoluzione spirituale, accelera il dinamismo del Verbo e accende uno sguardo capace di cogliere l’unità del tutto.

«Ogni tempo di passaggio, di smarrimento, richiede quella sosta contemplativa attraverso cui ciò che è misterioso possa rivelarsi, ciò che è in gestazione possa venire alla luce. Ma si svela, nasce, se qualcuno si ferma ad ascoltare. Non sono elaborate e complesse programmazioni a spingere la storia verso il suo compimento, ma la capacità di captare il nuovo che cerca di emergere dal vecchio proprio incarnandosi in chi si arrende lasciandosi aprire. Capacità è capienza. È vuoto che può essere colmato».


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