Grazie Francesco

Si è spento oggi, 21 aprile 2025, nella Casa Santa Marta, dove era rientrato da pochi giorni, papa Francesco, 266° Pontefice Romano.

Jorge Mario Bergoglio è stato il primo Papa gesuita e il primo proveniente dalle Americhe. Nato in Argentina nel 1936 da emigranti piemontesi entrò poco più che ventenne nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969, fu nominato arcivescovo di Buenos Aires nel 1998. Creato cardinale da San Giovanni Paolo II nel 2001, ricoprì per sei anni (2005-2011) la carica di presidente della Conferenza episcopale argentina. Il 13 marzo del 2013 venne eletto papa, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, avvenuta il mese precedente.

I suoi anni di pontificato sono stati caratterizzati fin da subito da uno stile aperto, originale, a tratti imprevedibile. Una vicinanza alle persone, un agire ecumenico e un’attenzione ai grandi temi del mondo, indissolubilmente legati alla forza della fede e all’aderenza ai principi cristiani. Lo si è visto nelle sue quattro encicliche (Lumen fidei, Laudato si', Fratelli tutti e Dilexit nos), nelle omelie, nelle catechesi, nelle preghiere. E nei suoi gesti.

Un pontificato, quello di papa Francesco, iniziato con parole inattese e dirompenti: «Vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica». Parole e gesti che talvolta hanno prodotto anche grandi contestazioni, secondo un errato distinguo da tradizione e innovazione, tra conservatori e progressisti.

Si potrebbero ricordare infiniti gesti, riprendere infiniti brani o stralci dai suoi scritti e discorsi, per sintetizzare il pensiero e la fede di questo grande Pontefice. Forse, basta ricordare il senso di grande responsabilità che papa Bergoglio avvertiva. In un video messaggio dell’ottobre 2023 disse: «Essere Papa non significa perdere la propria umanità. Al contrario, la mia umanità cresce ogni giorno di più con il popolo santo e fedele di Dio. Perché essere Papa è anche un processo. Si prende coscienza di ciò che significa essere un pastore. E in questo processo si impara ad essere più caritatevoli, più misericordiosi e, soprattutto, più pazienti, come il nostro padre Dio, che è così paziente. Posso immaginare che tutti i Papi, all’inizio del loro pontificato, abbiano avuto quella sensazione di paura, di vertigine, di chi sa che sarà giudicato duramente. Perché il Signore chiederà a noi Vescovi di rendere seriamente conto del nostro operato. Per favore, vi chiedo di giudicare con benevolenza. E di pregare perché il Papa – chiunque sia, oggi è il mio turno – riceva l’aiuto dello Spirito Santo, sia docile a questo aiuto».

Ieri, nella domenica di Pasqua, Bergoglio ha prima incontrato a Santa Marta il vicepresidente degli Usa Vance. Poi si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni per il tradizionale Urbi et Orbi, la benedizione alla città e al mondo. «Cari fratelli e sorelle, Buona Pasqua. Incarico il Maestro delle Cerimonie di leggere il messaggio», le poche parole pronunciate dal Papa. Il Pontefice ha quindi fatto un giro in papamobile per salutare i fedeli presenti. E oggi, 21 aprile, alle 7.35, papa Francesco ci ha lasciati. Aveva 88 anni. La morte è sopraggiunta dopo un ricovero di 40 giorni all'ospedale Gemelli di Roma per una polmonite.

Grazie di tutto Francesco!

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