Le parole del Giubileo: Pace

Dopo Bellezza e Speranza, ci soffermiamo su una parola dirompente per la sua drammatica attualità: Pace.

Anche questa è una parola - e una questione - presente nella Bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit. Scrive papa Francesco: «Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra. Immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza. Cosa manca ancora a questi popoli che già non abbiano subito? Com’è possibile che il loro grido disperato di aiuto non spinga i responsabili delle Nazioni a voler porre fine ai troppi conflitti regionali, consapevoli delle conseguenze che ne possono derivare a livello mondiale? È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? Il Giubileo ricordi che quanti si fanno operatori di pace saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9)».

In un mondo dilaniato da vecchie e nuove guerre, in una società dove le relazioni sono sempre più conflittuali, la parola Pace sembra essere qualcosa di utopico e chi la usa viene spesso accusato di demagogia e buonismo. Ma anche se la pace appare irraggiungibile, non mancano – riprendendo le parole del Papa – segni di speranza. Sono i tanti operatori, sono comunità che della pace hanno fatto la loro vita quotidiana, in un contesto dove sarebbe molto più semplice impugnare le armi.

Un esempio concreto è la Comunità di Pace di San José de Apartadó, in Colombia, raccontata dall’operatore umanitario Gennaro Giudetti e dalla giornalista Angela Iantosca nel libro Con loro come loro. Storie di donne e bambini in fuga. La Comunità si è formata quasi trent’anni fa come risposta nonviolenta ai conflitti armati, alle violazioni dei diritti, alle lotte tra esercito, guerriglieri, paramilitari e narcotrafficanti, che hanno generato, tra le altre cose, tantissimi morti proprio tra i membri di quella comunità. Brigida Gonzales, una delle fondatrici, spiega perfettamente il senso di questa scelta:«Quanta violenza, quanta sofferenza. Eppure tutto questo ci ha insegnato a fortificarci, a guardare la vita in modo differente. Perché la vita è bella e il mondo tanto grande: non si può pensare all’odio. Solo vivendo in modo tranquillo possiamo costruire tante cose e far crescere meglio le nuove generazioni dando un esempio al mondo. Le armi non sono una soluzione. Ma lo è il diritto alla dignità, che si ritrova nel diritto all’educazione, nel diritto alla salute, cose che tutti meritiamo in quanto esseri umani».

Con loro come loro è una delle tante pubblicazioni che vogliamo consigliarvi per riflettere sulla pace: su cos’è, sulla sua dimensione relazionale e globale, sulle tante cose che si possono fare, anche individualmente, per promuoverla in modo concreto.

Per approfondire, vai allo SPECIALE »»» Giubileo è... PACE


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