Il racconto della Passione del Signore è l’A B C di come essere suoi discepoli.
Vivere ogni giorno come nuovo, invocando e donando misericordia.
Il “rientrare in se stessi” e il “tornare dal padre” come stile di vita.
La preghiera è vera se è anche impegno a realizzare ciò che si chiede.
La fede in Gesù non è emigrare verso un’altra vita, ma rendere “altra” questa.
Le paure e le preoccupazioni del mondo non cadono dall’alto, ma nascono da dentro.
Le parole rivelano la bontà o meno dei pensieri, dei sentimenti, dei comportamenti.
Le proposte evangeliche più “utopistiche” sono quelle che offrono soluzioni concrete.
Quando il Vangelo sembra troppo esigente in realtà è soltanto coerente.
Oggi come sempre e più di sempre la fede è scegliere tra “le parole” e “la Parola”.
Anche noi siamo chiamati a realizzare il pensiero di Dio su di noi.
Potremmo essere anche noi “compaesani” di Nazaret.
La fede serve per vivere al meglio non per campare.
La stella di Betlemme e le acque del Giordano per rinverdire il nostro Battesimo.
Dietro i racconti sobri e semplici del Natale di Gesù c’è la verità su Dio e su noi.