Il mare, jam in ebraico, tradotto anche con "grandi acque", "diluvio" sia nella Bibbia come anche nelle antiche culture del vicino Oriente è simbolo del caos primordiale, della morte, del nulla e del male, luogo popolato da mostri.
Questi antichi popoli concepivano la terra come una piattaforma sulla quale si stendeva la volta celeste. Sotto la piattaforma terreste ribollivano le acque oceaniche che si accanivano contro le colonne che reggevano la terra. Ne derivava un equilibrio instabile che, secondo la Bibbia, solo Dio creatore dominava. Egli, infatti, creò il cielo, la terra e il mare quando "divise" le acque marine e la terraferma. Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgono in un solo luogo e appaia l'asciutto. E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare» (Gen 1,9-10). Tra mare e terra Dio pone un limite: «Quando stabiliva al mare i suoi confini sicché le sue acque non oltrepassassero la spiaggia io ero con lui» (cfr. Prov 8,29-30).
Diversi libri biblici esprimono il mare, quale personificazione del male, come luogo popolato da mostri da nomi impressionanti: Leviatan, «serpente tortuoso, guizzante, drago marino» simile a un enorme coccodrillo (Is 41); Rahab, altro cetaceo mostruoso, Behemot, simile all'ippopotamo (Gb 40,15-24); la Bestia marina dell'Apocalisse (13,1-2) che sale dall'Abisso per distruggere la terra (17,8). Dio domina le forze distruttive del male: «È lui che comanda alle acque del mare, dichiara il profeta Amos (5,8) e le spande sulla terra». «Il Signore degli eserciti solleva il mare e ne fa mugghiare le onde» (Ger 31,35). La potenza divina si dispiega dominando il mare.
Nell'esodo d'Israele dall'Egitto, Dio, attraverso Mosè, impone al mare di bloccarsi come muraglia (Es 14,22), scatenandolo come arma del suo giudizio sugli egiziani: «Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi in fondo al mare. Soffiasti col tuo alito: il mare li coprì, sprofondarono come piombo in acque profonde» (Es 15,8.10). Il fluttuare delle onde del mare nel libro dei Proverbi è paragonato all'andamento dell'ubriaco: «Sarai come chi giace in mezzo al mare, come chi siede sull'albero maestro» (23,24).
Il potere di Dio di dominare il mare nel Nuovo Testamento è esercitato da Gesù. Nel sedare la tempesta si rivela il Signore che tratta il mare alla pari di un essere diabolico, dominandolo: «Sgridò il vento e disse al mare: Taci, calmati! Furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: Chi è costui al quale anche il vento e il mare obbediscono?» (Mc 4,35-41). Nei racconti evangelici, Gesù oltre a sedare la tempesta cammina sulle acque del mare e anche a Pietro permette di camminare verso di lui sulle acque (Mt 14,22-26; Mc 6,45-52; Lc 8,22-25; Gv 6, 16-21). Nella Gerusalemme celeste, raffigurata dal libro dell' Apocalisse, la Gerusalemme celeste, il mare simbolo del male scomparirà definitivamente: «Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più» (Ap 21,1).
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