Il gallo canta anche per noi

Domenica delle Palme - Passione del Signore, Anno B

L’ascolto della Passione del Signore per la verifica della nostra fede.

Prima che comparissero i vangeli scritti, il racconto della Passione di Gesù costituiva l’oggetto della predicazione degli apostoli. Tutto il resto: discorsi, parabole, miracoli… si aggiungeva man mano per il desiderio di saperne di più e per la lontananza dai fatti che aumentava. Il testo di Marco, il più vicino agli avvenimenti, li racconta con stile conciso ed essenziale, lasciando a chi legge le reazioni, le risonanze, i commenti su Gesù di Nazaret che si era presentato al mondo, annunciando: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo». Rifiutato dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dai farisei, viene crocifisso sul Monte Calvario, dove un pagano lo accoglie come Figlio di Dio.
Sempre, ma con maggiore sincerità e profondità nella proclamazione comunitaria della domenica che apre la Settimana Santa, l’ascolto della Passione ci chiede di verificare se e quanto stiamo con il centurione. Alcune attenzioni possono aiutare e indirizzare la riflessione.

La solitudine di Gesù

Benché non entrato a Gerusalemme da trionfatore, né da vincitore su di un superbo cavallo, ma a dorso di un asino, Gesù viene comunque accolto da una grande folla osannante, con la quale prosegue la sua missione insegnando e dialogando, finché si ritrova a Betania con i dodici apostoli, in casa di amici, dove una donna, in segno di amicizia, quasi di adorazione, gli versa sul capo un profumo di grande valore, gesto che suscita la reazione irritata di Giuda: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Al “Lasciatela stare” di Gesù, l’apostolo si reca dai capi dei sacerdoti per consegnarlo loro. È il primo abbandono, seguito da una sequenza di tanti altri: gli apostoli lo lasciano solo a pregare nonostante il suo invito: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate», poi «venne, li trovò addormentati»; poi scappano: «allora tutti lo abbandonarono e fuggirono»; il sinedrio lo condanna senza appello; Pietro lo rinnega: «Non conosco quest’uomo di cui parlate»; la folla gli preferisce un assassino: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”; Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso». Così fino all’abbandono di Dio: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Però, proprio quando è abbandonato da tutti, la sua missione trova una risposta nella dichiarazione ammirata del centurione: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

Il pianto di Pietro

Per accogliere il racconto della passione in modo ancor più coinvolgente, come un personale, struggente e amorevole invito alla conversione, identifichiamoci con Pietro, con i suoi slanci coraggiosi di amicizia e le sue improvvise paure; la sua generosità e la sua fragilità; la sua volontà di dare tutto e la sua paura della serva; nel suo pianto al ricordo dell’avvertimento di Gesù.

La fede del centurione

L’avventura terrena di Gesù era iniziata suscitando meraviglia e domande che percorrono tutto il racconto: «Che è mai questo?» (Mc 1,27); «E tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”» (Mc 2,12); «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?» (Mc 2,7); «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?» (Mc 4,41). La risposta arriva sotto la croce dal centurione, un uomo escluso, secondo i capi dei sacerdoti, gli scribi e i farisei, dall’amore di Dio. Sempre imprevedibile Dio! Anche oggi.

Il gallo canta anche per noi

Quando ci rassegniamo a seguire l’onda, senza il coraggio e la volontà di andare controcorrente, anche a costo di rimanere da soli; quando i nostri rinnegamenti, anche se non clamorosi come quelli Pietro non sono recuperati da conversioni pronte e sincere; quando la confessione del centurione rimane nelle parole senza calarsi nella vita, il gallo canta anche per noi. Non tardiamo a scoppiare in pianto.


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